Parco Provinciale del Monte Moria

Il Parco Provinciale del Monte Moria rappresenta, senza dubbio, uno dei più importanti patrimoni comuni dell’Appennino Piacentino. La fondazione del 1925 testimonia l’attenzione che in quel periodo veniva rivolta, anche in chiave turistica, allo sviluppo della zona, che fa il paio – a sottolineare ancora una volta un fil rouge che lega le due località – con la ripresa di una forte attenzione nei confronti del sito archeologico di Veleia.

Le testimonianze fotografiche storiche, attualmente presenti presso il contiguo Museo Naturalistico, dipingono un paesaggio, e un modo di fruire il bosco e la natura, assai diverso dall’attuale e sono quindi utili anche nel delineare un’evoluzione storica dell’attenzione all’elemento boschivo, oltre che del Parco stesso.

30 agosto 1925. Comitiva organizzata dalla società di mutuo soccorso “l’Esercito” al Parco del Monte Moria. 

30 agosto 1925. Foto di gruppo della comitiva organizzata dalla società di mutuo soccorso “l’Esercito” al Parco del Monte Moria. 

Bosco delle Fate e Bosco della Cattedrale

La narrazione ricorderà, grazie a documenti fotografici, la presenza nell’area del Parco del bosco delle Fate e di quello della Cattedrale: il primo con i suoi faggi con ramificazioni multiple, e il secondo con i suoi tronchi dritti come colonne di un tempio, caratterizzavano parte del paesaggio, prima di essere abbattuti a metà del ‘900 da una squadra di boscaioli.

 Il bosco delle Fate prima del taglio dei faggi dei faggi avvenuto negli anni ’50. disegno a penna del Prof. Marzoli, ripreso dalla fotografia originale sulla destra. 

Il Bosco delle Fate negli anni ’30. Foto da

www.piacenzantica.it

Prato delle Lame

Una vasta pianura, di circa 1 km di diametro, denominata anche “Anfiteatro selvoso”, che secondo l’ipotesi dell’Antolini ospitava un lago che sarebbe stato la causa della fine di Veleia. Secondo lo studioso la diga naturale che chiudeva il bacino a nord sarebbe collassata, andando a formare i corpi del Rovinasso e della Rocca.

Anni ’70. Il prato delle Lame a 1000 metri affollato da cittadini in cerca di refrigerio. Le betulle furono piantate dal cav. Rocca, direttore del Parco provinciale fino agli anni ’50. 

 La Freccia Nera 
 

 All’interno della storia del Parco, un posto di rilievo lo occupa ovviamente l’aver ospitato la realizzazione della serie di sceneggiati cinematografici legati alla Freccia Nera, tratta dall’omonimo romanzo di Robert Louis Stevenson. 

La stessa scelta del romanzo è espressione di una tendenza alla narrazione di un Medioevo fantastico che fungeva da collettore di storie, miti e leggende popolari ampiamente diffusi in tutta Europa ed è significativa di un periodo in cui si puntava alla valorizzazione turistica a tutto tondo di quest’area

Contenuti correlati: