A luglio del 1944 la Resistenza valdardese è fortemente provata sia dalle conseguenze delle azioni legate all’operazione Wallenstein, sia dalla morte di Wladimiro Bersani, avvenuta il 19 luglio a Tabiano di Lugagnano.
Solo a fine luglio i rastrellatori si ritirano ed è in questo momento che le formazioni partigiane riprendono forza, grazie anche alle nuove immissioni di renitenti.
Mentre in val Nure il paese di Bettola viene riconquistato e diventa sede del CNL, del Comando unico della XIII Zona guidato da Emilio Canzi e vedrà la formazione di una nuova amministrazione civica, in Val d’Arda la situazione verrà sbloccata da un evento isolato e legato alla figura di Primo Carini “Pip”, che darà l’ordine a un gruppo di partigiani locali di attaccare la caserma repubblicana di Gropparello liberando il paese.
Controllare Gropparello significa sia avere un avamposto utile per le incursioni sulla via Emilia ma soprattutto gestire i pozzi petroliferi della Val Chero, in particolare quelli di Montechino.
Grazie a questa azione isolata le formazioni partigiane valdardesi riprendono forza e occupano Vernasca, Morfasso e a fine mese anche Lugagnano.
La 38a Brigata Garibaldi gestirà, tra l’estate e l’autunno del ’44, una zona molto ampia, che verrà detta da Giuseppe Prati, la “Zona Libera di Val d’Arda” comprendente i comuni di Vernasca, Lugagnano, Morfasso e Gropparello e che sarà delimitata da confini controllati.
Durante questa esperienza le amministrazioni comunali e le formazioni partigiane instaureranno un rapporto di stretta collaborazione, volto a combattere il mercato nero e a garantire l’approvvigionamento di generi di prima necessità.
La situazione consentirà ai partigiani di attaccare i presidi nazifascisti dei paesi di pianura e di respingere gli attacchi nazimongoli che si susseguiranno dal novembre ‘44, sotto il nome di grande rastrellamento invernale. Queste continue operazioni però indeboliranno irrimediabilmente le formazioni partigiane: il 6 gennaio del 1945 i nazifascisti piegano le brigate della Val d’Arda e mettono fine alla “Zona Libera di Val d’Arda”.