L’8 gennaio del 1945, il giorno dopo il massacro di Rocchetta, in un anfratto sotto la Rocca dei Casali vennero trucidati circa 10 partigiani, tra i quali due ragazzi di soli 17 anni.
Seguiamo la vicenda attraverso le parole di Oreste Scaglioni nel suo libro “Memorie di vita partigiana fra la val Ceno e la Val d’Arda”:
“durante il grande rastrellamento, inseguiti dalle truppe nazifasciste, (…) una volta riposati ci consultammo sulle possibilità di sopravvivenza. Renato, (Pio Godoli, futuro comandante della divisione Val Nure), Mosaiski ed io optammo per salire ai Teruzzi, una parte di partigiani arrivati con noi optò per scendere il giorno dopo sulla strada di Pedina ed il greto dell’Arda (fra di loro vi erano due carabinieri del Comando di Morfasso). Andranno incontro ad un infausto destino. Intercettati il giorno seguente sul greto dell’Arda, al molino di Case Nuove, dai mongoli arrivati ai Rusteghini, cercano scampo verso Rocca Casali, in direzione Bore. Sotto la roccia di Rocca Casali vengono immobilizzati dal tiro delle mitragliartici senza alcuna possibilità di potersi muovere in mezzo all’alta neve, vengono raggiunti, si arrendono (alcuni sono feriti gravemente), vengono uccisi tutti e otto a sangue freddo. La neve si arrossò del loro sangue! (…) L’8 febbraio i mongoli avevano lasciato i caldi rifugi dei Rusteghini…Demmo finalmente sepoltura ai caduti dell’otto gennaio, ancora sotto la neve alla Rocca”.