Metà luglio 1944: il primo grande rastrellamento – l’operazione “Wallenstein”

L’operazione Wallenstein in Val d’Arda coincide con una serie di rastrellamenti nazifasciti avvenuti durante l’estate del 1944 che avevano l’obiettivo di combattere i partigiani per riguadagnare il controllo di questi territori, inviare il maggior numero di uomini nei Campi di lavoro per ingrossare la manodopera legata all’industria bellica nazista e liberare le vie di comunicazione appenniniche.  

 

In questa fase in Val d’Arda non vi era una situazione omogenea: Morfasso era stata liberata il 24 maggio, ma i territori di Lugagnano, Gropparello e Castell’Arquato erano ancora in mano ai nazifascisti. 

Tra gli avvenimenti legati a questa prima fase dei rastrellamenti bisogna ricordare il combattimento di Luneto, avvenuto tra il 13 e il 14 luglio, durante il quale i partigiani riuscirono a fermare per due giorni l’avanzata tedesca.

Per le formazioni partigiane e per la popolazione locale della Val d’Arda l’impatto delle operazioni di rastrellamento fu terribile, con 107 morti tra partigiani e civili, interi paesi distrutti e circa 3700 persone catturate e spedite nei Campi di lavoro. 

I gruppi partigiani, ancora esigui per numero, non possono opporsi a questa operazione tra le cui vittime c’è anche Vladimiro Bersani, comandante della 38a Brigata Garibaldi e primo sindaco dopo la liberazione di Morfasso, morto in combattimento il 19 luglio del 1944 a Tabiano di Lugagnano

L’operazione Wallenstein porta alla rioccupazione nazifascista della Val d’Arda e solo a fine luglio, quando le truppe nemiche si ritirano, i partigiani cominciano a riorganizzarsi. 

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