Gli scavi archeologici di Veleia, iniziati fin dagli anni Quaranta del Settecento grazie alla fortuita scoperta della Tabula Alimentaria, se da una parte hanno consentito di gettare una luce importante sulla città romana, dall’altra hanno certamente causato il sostanziale impoverimento, relativamente ai reperti archeologici, della località collinare a favore di Parma, capitale granducale dove il locale Museo di Antichità fu organizzato proprio intorno a quel primo nucleo di reperti. Presero così la via di Parma le statue del ciclo dedicato alla famiglia giulio-claudia, la Tabula Alimentaria stessa, l’iscrizione bronzea della Lex Rubria de Gallia Cisalpina e tante altri importanti testimonianze relativa all’archeologia del comprensorio veleiate.
Gli abitanti di quest’area, tuttavia, mal sopportavano la distanza con parte della loro eredità culturale, soprattutto perché questa andava a vantaggio di Istituzioni cultuali non più percepite come parte del governo del territorio. A più riprese, quindi, erano state avanzate domande e petizioni per poter riportare a Veleia, nell’antiquarium del sito archeologico, parte dei reperti veleiati, accompagnati da copie il più possibile realistiche degli altri reperti, su tutti il ciclo statuario giulio-claudio. A queste richieste, che negli anni Cinquanta erano state promosse anche dall’Ente Provinciale per il Turismo della Provincia di Piacenza, che si era reso promotore di una campagna di restauri del sito per renderlo fruibile turisticamente, non venne fornito accoglimento. Negli anni Settanta queste istanze non si erano placate e – complice il periodo turbolento dal punto di vista politico che tutta l’Italia stava vivendo – portò a un episodio clamoroso con cui l’autore si faceva interprete del malcontento di tutta l’area veleiate. Venne infatti fatta detonare una bomba, dell’evidente funzione dimostrativa e non posizionata con intenti violenti o distruttivi, presso il cancello del sito archeologico, accompagnata da una rivendicazione dell’appartenenza veleiate del nucleo fondante dei reperti del Museo Archeologico Nazionale di Parma. L’episodio non raggiunse l’obiettivo che l’autore si era prefissato, ma è comunque il simbolo di una stagione di animosità civile ampiamente e amaramente attestata altrove in Italia, che ebbe un riflesso – per quanto edulcorato – anche sui colli piacentini. Ritaglio di giornale + videoracconto di Bruno