13 e 14 luglio 1944 – Il Combattimento di Luneto

In Val d’Arda in seguito ai rifornimenti di armi e munizioni ottenuti grazie agli aviolanci sul Monte Lama, si susseguono una serie di operazioni di guerriglia contro le caserme dei carabinieri e della Guardia Nazionale Repubblicana: il 25 maggio a Rustigazzo e il 27 a Vernasca. Ma l’evento più importante è sicuramente la liberazione di Morfasso avvenuta il 24 maggio. 

Dall’altra parte della Valle invece i territori di Lugagnano, Gropparello e Castell’Arquato rimangono in mano ai nazifascisti che intendono eliminare nei territori montani ogni traccia di guerriglia partigiana che potesse disturbare le vie di comunicazione, e le attività vitali come i servizi quelli postali, i censimenti per il lavoro in Germania o gli ammassi dei prodotti agricoli. 

Si scatena così la controffensiva nazifascista: circa 20000 uomini, quasi tutti tedeschi, equipaggiati con artiglieria, mezzi blindati e aerei da ricognizione prendono parte ai rastrellamenti. Gli accampamenti sul Monte Lama sono bombardati. Tante sono le fucilazioni: tra le vittime c’è Luigi Evangelista, un ragazzo di 17 anni, a cui sarà intitolata la 62° Brigata Garibaldi. 

Si scatena così la controffensiva nazifascista: circa 20000 uomini, quasi tutti tedeschi, equipaggiati con artiglieria, mezzi blindati e aerei da ricognizione prendono parte ai rastrellamenti. Gli accampamenti sul Monte Lama sono bombardati. Tante sono le fucilazioni: tra le vittime c’è Luigi Evangelista, un ragazzo di 17 anni, a cui sarà intitolata la 62° Brigata Garibaldi. 

Per le formazioni partigiane e per la popolazione locale della Val d’Arda l’impatto delle operazioni di rastrellamento fu terribile, con 107 morti tra partigiani e civili, interi paesi distrutti e circa 3700 persone catturate e spedite nei Campi di lavoro. 

I gruppi partigiani, ancora esigui per numero, non possono opporsi a questa operazione tra le cui vittime c’è anche Vladimiro Bersani, comandante della 38a Brigata Garibaldi e primo sindaco dopo la liberazione di Morfasso, morto in combattimento il 19 luglio del 1944 a Tabiano di Lugagnano

L’operazione Wallenstein porta alla rioccupazione nazifascista della Val d’Arda e solo a fine luglio, quando le truppe nemiche si ritirano, i partigiani cominciano a riorganizzarsi. Per evitare altre incursioni nazifasciste, il CLN ordina di far brillare il ponte di Lanzone, località a 6 km da Luneto, e interrompere così l’unica strada che univa la via Emilia con Bardi e con le montagne dell’Alta val Ceno. 

Nel tentativo di ritardare l’avanzata tedesca, che non era stata fermata dal crollo del ponte di Lanzone, e di permettere ai partigiani di sganciarsi, la mattina del 13 luglio del 1944, i comandanti dei vari distaccamenti della 12a Brigata Garibaldi prendono la decisione di schierarsi a difesa delle principali vie d’accesso. Un luogo strategico lungo la  rotabile che collega la provincia parmense con Vernasca è proprio il bivio di Luneto, la cui difesa viene assegnata al distaccamento del battaglione Forni, comandato da Luigi Marcoaldi. 

Durante il combattimento  del 13 e del 14 luglio del 1944 i partigiani riescono nel loro intento, infliggendo gravissime perdite ai tedeschi e rallentandone l’avanzata verso Bardi per due giorni.

Per circa un mese i nazifascisti costituiscono presidi in ogni paese e per rappresaglia saccheggiano e bruciano case e villaggi, uccidono vecchi, donne, ragazzi e sacerdoti.

Quando i tedeschi si ritirano, vengono riorganizzate le formazioni partigiane e molti giovani accorrono ad ingrossarne i reparti. Per l’elevato numero dei suoi componenti la 12a è costretta a sdoppiarsi; nasce così la 31° Garibaldi e i suoi nuovi distaccamenti assumeranno i nomi dei caduti di Luneto”.

Cinque sono i combattenti caduti del combattimento di Luneto, ai quali sono state assegnate una medaglia d’oro al valor militare e quattro medaglie d’argento al valor militare.

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